Alla ricerca di ispirazione

Lo schermo bianco, il cursore che lampeggiava. Questo era uno di quei momenti in cui il Macbook mi metteva maggiormente in imbarazzo.

Silvia parve accorgesene ed è per quello che con lo spazzolino ancora in bocca e l’asciugamano legato in testa si avvicinò da dietro abbracciandomi il petto.

La mano cominciò a giocare sotto la maglietta, frugando fra il petto e il ventre, mentre la sua bocca, da dietro, aveva il sapore mentolato del dentrificio.

“Ti serve un po’ di ispirazione?” mi chiese sussurandomi mentre la sua lingua cominciava a stuzzicare i lobi delle mie orecchie.

“Ogni aiuto e ben accetto” risposi io mentre sentivo una erezione farsi largo negli slip.

Scivolò sulle mie gambe, sedendosi di fronte e lasciando intravedere i suoi capezzoli sporgenti sotto la canotta bianca.

Canotta che non durò molto visto che cadde per terra mentre prendevo dalla sua mano lo spazzolino per posarlo sulla scrivania.

Come due calamite le lingue cominciarono ad attrarsi a cercarsi. Bocche aperte e labbra affamate di pelle.

Puntando i suoi piedi nudi per terra, Silvia cominciò a strofinare la sua fica sul mio cazzo ormai pronto sotto gli slip. Lei non le aveva ancora indossate rendendo ancor più evidente il calore della sua vulva. Il suo clito alla ricerca di piacere e il mio corpo voglioso di appagarla.

Sfilò in maniera frenetica le mie mutande e cominciò a cavalcarmi. Io dentro di lei mentre i nostri bacini si muovevano in una danza dei sensi.

La sollevai per le cosce e con ruvida delicatezza l’appoggiai di fronte a me sulla scrivania. Lei capì le mie intenzioni e appoggiò le gambe sulle mie spalle mentre mi inginocchiavo per poter avere davanti a me la sua fica in calore. La conoscevo così bene che non ci volle molto per sentirla godere sulla mia lingua, mentre spingeva sempre con maggior forza la mia testa sul suo ventre.

Adoravo quel sapore, a volte salato, altre più dolciastro, ma sempre così inebriante.

I suoi respiri più affannosi mi fecero capire il momento in cui alzarmi per infilarmi fra le sue gambe alla ricerca di un orgasmo liberatorio.

Le spinte si fecero via via più profonde. Col braccio le sollevavo una gamba da sotto il ginocchio mentre con l’altro le tenevo la schiena per poter spingere amcor più a fondo.

I denti lasciarono qualche segno sulle rispettive scapole fino a quando il climax raggiunse il suo acme con un esplosione di sperma caldo e denso.

Qualche istante di pausa per assorbire quel momento, per permettere ai battiti del cuore di scendere e al respiro di tornare regolare e poi le infilai due dita nella fica, alla ricerca dei miei umori ancora caldi che lentamente stavano per fuoriuscire sul piano dello scrittoio. Presi con le dita quel liquido caldo e vischioso e glielo infilai in bocca, per farle sentire il mio sapore sulle sue labbra. Lei mi prese la testa e mi baciò profondamente, mescolando umori e saliva in un cocktail perfetto.

Ringraziai la mia musa per i suoi spunti di ispirazione e ricominciammo più soddisfatti le nostre routine della mattina.

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